martedì 22 dicembre 2009

CasaPound Avellino continua la battaglia al fianco del proletariato irpino


Il Direttivo provinciale di CasaPound Italia Avellino, dopo qualche giorno di riflessione, dichiara che la manifestazione dedicata al Mondo del lavoro, tra precariato e morti bianche, ha segnato il primo passo di un lungo percorso che costruiremo nel 2010 per difendere il proletariato, le lavoratrici ed i lavoratori precari del territorio irpino.Lavoreremo su questo specifico tema, fino ad arrivare alla diffusione di un apposito dossier, che sarà portato all’attenzione dei cittadini e delle istituzioni preposte alla difesa del lavoratore e non solo.Ringraziamo le personalità della politica e del sindacalismo avellinese che hanno partecipato al delicato incontro e riportiamo parte delle loro dichiarazioni rilasciate al “Samantha Della Porta”:Giovanni D’Ercole (PDL), consigliere del Comune di Avellino, nel suo intervento ha parlato dell’assenza di base della cultura del lavoro, che deve essere trasmessa, soprattutto, ai giovani lavoratori. Il consigliere d’opposizione del Pdl ha attaccato chi pratica il voto di scambio ed i favori elettorali, tesi sostenuta anche da Alberto d’Angerio giovane presidente del Circolo della libertà del capoluogo irpino.Il segretario generale dell’UGL, Costantinos Vassiliadis, tra l'altro, ringrazia CPI Avellino per l’invito a questo tavolo di confronto e analisi e dichiara che “ La partecipazione è doverosa affinché si affronti il problema delle morti bianche sul lavoro, che purtroppo ho vissuto in prima persona. Ma credo che sia importante vedere presenti tanti giovani, come in questo caso al Samantha Della Porta, per diffondere una nuova mentalità”.Il rappresentante dell’UGL ha, successivamente, parlato del lavoro svolto dal sindacato, come l’attivazione di un numero verde di denuncia delle varie inadempienze. Con questo ulteriore servizio l’UGL cerca di essere punto di riferimento dei lavoratori in difficoltà, che possono intervenire anche in forma anonima, denunciando le irregolarità nei cantieri e in tutti i posti di lavoro. Inoltre, Vassiliadis si è soffermato sul punto della formazione che deve partire dalle scuole, soprattutto per concretizzare una politica differente per le nuove generazioni, troppo spesso lasciate a se stesse. Sempre Vassiliadis ha puntato il dito contro gli appalti pubblici, che devono essere controllati dai vari enti e non possono essere aggiudicati al ribasso, perché in questo modo viene messa a rischio la sicurezza dei lavoratori e nel suo lungo intervento ha sottolineato che ogni anno a causa delle morti sul lavoro scompare, vergognosamente, un paesino di 1.100 abitanti, in base ai dati ufficiali relativi al 2008.Noi di CasaPound Italia Avellino, ringraziamo gli esponenti politici intervenuti al Centro Sociale di via Morelli e Salvati. Tuttavia, da subito, iniziamo a preparare il prossimo appuntamento sul Mondo del lavoro, con la speranza che alla futura iniziativa siano presenti altre personalità esperte in materia per impreziosire il confronto su tematiche di interesse comunitario, scavalcando le barriere ideologiche obsolete, secondo lo stile che ci caratterizza.Infine, esprimiamo piena solidarietà al vicesindaco Gianluca Festa, che nonostante le dichiarazioni rilasciate su un quotidiano locale, dove assicurava la presenza al dibattito malgrado le deliranti accuse della sinistra extraparlamentare, non ha contribuito al tavolo di discussione.L’assenza delle istituzioni, frutto di problemi interni del centrosinistra cittadino, ci ha lasciato perplessi. Il clima di divisione tra cittadini non ci appartiene, lo possiamo capire in ambito prettamente culturale, ma non su questioni sociali del genere. Ribadiamo, certi di ricevere segnali positivi, l’invito al vicesindaco Festa, con la speranza di averlo tra i relatori la prossima volta, affinché l’amministrazione comunale dia risposte concrete, soprattutto alle giovani lavoratrici e lavoratori dell’Irpinia, la decima area d’Italia, bagnata dal sangue degli operai caduti sul posto di lavoro e che negli ultimi anni è tornata ad essere terra di emigranti.

venerdì 18 dicembre 2009

Mondo del Lavoro tra precariato e morti bianche!


Il Direttivo Provinciale di Casa Pound Italia, l’associazione di promozione sociale diffusa in tutta l’Irpinia, vi invita Sabato 19 dicembre alle ore 17 e 15, al primo dibattito politico e sociale sulla delicata questione del mondo del Lavoro, presso il centro Sociale “Samantha della Porta”, in via Morelli e Silvati ad Avellino. Affrontiamo, quindi, due tematiche ben precise, ossia il precariato occupazionale e le morti bianche sul lavoro nella nostra provincia.Purtroppo, la situazione odierna è caratterizzata da queste piaghe che rendono complicato uno sviluppo omogeneo del nostro territorio ed abbiamo scelto di analizzare il contesto a 360°, come nostro solito, e preparare nei prossimi mesi un dossier specifico.Essere costantemente presenti a difesa delle Donne e degli Uomini che vivono questo calvario è una battaglia che vedrà CasaPound sempre in prima linea, oltre le obsolete divisioni del passato e il clima d’odio degli ultimi mesi. Infatti, interverranno esponenti del mondo sindacale, del Centro Sinistra e del Centro Destra cittadino: Simone di Stefano (vice presidente CasaPound Italia)
Gianluca Festa ( vice sindaco di Avellino)
Costantinos Vassiliadis (segretario generale UGL) Giovanni d'Ercole (consigliere comunale PDL)
Alberto D'Angerio (rappresentante PDL)

L’Irpinia di oggi – sottolinea Valerio Criscuoli, responsabile Provinciale di CPI- si è piazzata, secondo i dati ufficiali, tra le prime dieci zone d’Italia nella macabra classifica delle morti sul lavoro. Con questo incontro continuiamo la lotta al fianco della Classe operaia, spesso dimenticata ed usata nelle campagne elettorali. Il precariato e l’insicurezza, poi, bloccano il tessuto sociale e spingono troppi giovani ad emigrare e costruire il proprio futuro altrove. CasaPound dice basta a tutto ciò e prosegue sulla linea del dialogo costruttivo necessario, come non mai, per la difesa del proletariato irpino, proprio in questi giorni di crisi globale”.

giovedì 3 dicembre 2009

NAPOLI, POLVERE, HMO


Quando entrai nell’Hmo i primi giorni dell’occupazione, l’elemento dominante era la polvere. Quintali di polvere e detriti. C’era tanto, troppo lavoro da fare. C’era da ridare vita e luce a spazi chiusi, lasciati al proprio destino per decenni. Come non pensare alla stessa condizione per Napoli e il suo popolo? Quei giovani sommersi di polvere sapevano della difficoltà di questo obbiettivo ed avevano tutti contro. Più che scoraggiarsi si rimboccavano le maniche. A Napoli esistono da anni ben 7 centri sociali occupati. Talvolta nati da condizioni di degrado e disagio per interi quartieri della città, hanno ormai smesso ogni concreta funzione sociale retrocedendo al ruolo statico di zone franche per il consumo e la vendita di droghe, valvola di sfogo per le nottate di universitari borghesi alla ricerca di un anticonformismo kitsch.Nel quartiere Materdei due mesi fa una nota stonò questo concerto. Veniva occupato un ex-monastero abbandonato dai giovani di Casa Pound. In così poco tempo una quarantina di ragazzi avevano bonificato buona parte di questa immensa struttura, impiantandovi una palestra, dando alloggio ad alcune famiglie nell’area circostante, organizzando corsi di doposcuola gratuiti. Avrebbero fatto e dimostrato molto di più, ma pochi giorni fa il monastero è stato sgomberato. Polizia, carabinieri, militari: un assetto di guerra alle sei del mattino per cacciare via 5 persone, tra cui una ragazza. La notte prima 60 “antifascisti”a volto coperto cercavano di forzare la porta con molotov e bombe carta. Non è stato l’unico episodio. La gente che viveva di fronte e che voleva intervenire veniva minacciata: i difensori della democrazia avevano con sè caschi, mazze, catene. Giorni indietro si erano mobilitati in migliaia provocando disordini e scontri con la polizia. Foto segnaletiche, agguati, tensione. Erano arrivati ad occupare appositamente un’altra struttura a pochi passi dal monastero con il chiaro intento di creare problemi e fare pressione per lo sgombero. Ma chi c’era in questo monastero di così pericoloso? Cosa avranno mai fatto i suoi occupanti per meritarsi tanto? I ragazzi sono colpevoli di aver realizzato a Napoli la prima occupazione non-conforme alle altre. Sono colpevoli di essere la novità che attrae e prevale sulla naftalina.Non sono di sinistra. Per questo non si può tollerare la loro presenza. In una prima fase fu la stessa Iervolino a deludere l’ala camorristica dell’antifascismo militante. Prima vediamo cosa fanno e poi li giudichiamo. Ma quando non basta sbattere i piedini alla rete politica di riferimento nelle istituzioni, si ricorre ad efficaci tecniche già sperimentate. Si fa uso della violenza, in più occasioni. Si esaspera con un’atmosfera da guerriglia la popolazione. Si fa sistematico, scientifico utilizzo dei media per trasformare attraverso piagnistei atti di prepotenza in vittimismo da “resistenza”. Ma questo essere “anti” senza esprimere qualcosa, questa attitudine profonda non a costruire sé stessi ma a distruggere l’altro, questo odio patologico esercitato con abusi e mediocrità, può davvero indebolire o solo rafforzare quei ragazzi -mostro?Ora la porta del monastero è murata. Tra un po’ ritornerà il degrado che le istituzioni e qualche universitario tanto auspicavano . Quando le forze dell’ordine salgono al primo piano del monastero c’è un’atmosfera irreale. I ragazzi aspettavano a braccia conserte davanti alla porta delle loro camere. Quella polvere annunciava il suo ritorno, bisognava ricominciare da capo. I sogni si possono incatenare, zittire, forse anche sgomberare, ma non possono morire. Sanno rigenerarsi come in un ciclo, sanno ritornare più freschi e belli di prima. Quei ragazzi se ne sono andati senza opporre resistenza, già si rimboccavano le maniche un’altra volta.

Matteo Cobalto